Durata: 2 ore circa
Percorriamo la Via Sommavilla, lasciamo l'abitato e dirigiamoci verso la Chiesetta dedicata a S. Giorgio. Presso le ultime case, negli "orti", è coltivata la vite; il terreno è abbastanza fresco e la roccia è formata in prevalenza da calcite, il calcare conchiglifero, sotto il quale appare, per un buon raggio, tonalite in via di trasformazione.
A circa 100 metri dall'abitato, vi è una Santella detta delle Crosette; la strada presenta due rami: il primo, a sinistra, che si dirige in località Dosso, dopo aver attraversato la Valle di Cobello; il secondo, a destra, con una notevole pendenza, ci porta in località S. Giorgio. Sostiamo sul "sagrato" della Chiesetta, dal quale godiamo un'ottima panoramica sulla Media valle e dell'abitato; imbocchiamo la strada del Morto (lunghezza m 650) che, inerpicandosi, ci conduce ai primi cascinali, attorniati da castagni che danno un frutto abbondante, piuttosto piccolo e quindi non pregiato, ma sano.
Portiamoci sulla strada di Gazzolo (m 490) e sbocchiamo sulla strada di Casigola, sino alla località omonima. Anche qui troviamo rocce di calcare conchiglifero; il terreno non è molto profondo, con piantine di conifere non in buone condizioni vegetative a causa dei tagli irrazionali, della raccolta dello strame e del pascolo.
Più su, presso il "Dosso Casigola", troviamo una buona perticaia di abete e larice. Da Casigola la strada comunale si biforca: un ramo, denominato del "Pra di Bertole" (m 485) va sino alla Valle del Cobello; l'altro, detto delle "Foppe" (m 2190), va sino all'estremità limite verso il monte, in località Pagher.
Presso le Foppe il terreno è profondo, fresco e fertile, eccetto nel costone, ove, naturalmente, è asciutto e roccioso. In questa località è sviluppato il sottobosco di ontano e nocciolo. Troviamo del marmo bianco, della morena rocciosa a quote più alte e notevoli filoni di buon granito. Nella Valle del Cochet, vi è una lunga e profonda grotta sotterranea, ricca di stalattiti e stalagmiti.
A Niardo ve ne è un'altra, in località Salimna, meno profonda e interessante, denominata "Grotta dei Pagani"; si crede che queste gallerie servissero allo sfogo delle acque dell'epoca glaciale. La leggenda popolare le vuole contenenti scheletri umani, certamente carcasse di animali là rifugiati.